PALAZZO FILOMARINO
Sec. XIX
Storia
Palazzo Filomarino, fu costruito nel primo cinquantennio dell’800, sede di quei principi che governarono tra il ‘600 ed il ‘700 Isola, Roccabernarda, Petilia, Cutro e Cotronei. Si disse di loro che furono più fedeli al popolo che all’assolutismo regio borbonico si che sono rimasti famosi nelle nostre zone per la loro liberalità . . . e non ci pensarono due volte ad abbracciare gli ideali dell’albero della libertà a fine ‘700 contro quell’assolutismo, decretando la loro stessa decadenza ancor prima dell’eversione della feudalità del 1806 per mano dei Francesi. I “Filomarino della Rocca” nel Marchesato e nell’alto Marchesato sono presenti dal 1659 con Cutro, Le Castella, Roccabernarda, il Castello di S. Giovanni Minagò e lo jus dell’ancoraggio della città di Crotone. Nel 1697 fu principe Giovan Battista Filomarino, e qui abbiamo un personaggio assai singolare, che esprime tutto quel carattere liberale e benefico che poi viene descritto dal Mannarino ed apprezzato in tutto il Marchesato. Giovanissimo ha un tutor, Giacomo Filomarino, che lo guida magistralmente. Oltre ad ereditare i beni suddetti tra il 700 e il ‘711 comprò i feudi di Cotronei e Policastro. A tale Giovan Battista, nel 2007, l’amministrazione comunale di Petilia ha titolato una strada. Fu uomo colto e presso la sua magione di Rocca D’Aspide dimorò a lungo Giovan Battista Vico. Nel 1721 i notabili di Cotronei ammisero che sotto i Filomarino si godé di una tranquilla dolcezza e pace si grande ed ammirabile che viene applaudito insieme quale “il cavaliero il più giusto e generoso rispetto agli altri vassalli del regno”. Analogamente nel manoscritto del Mannarino nel 1721 l’autore ringrazia iddio di aver tolto dall’università policastrese il dominio del barone di Belcastro (Caracciolo) ed avervi posto il Filomarino che, eccellentissimo, propugna benignità e giustizia.
E qui le qualità prendono corpo perché dietro le richieste arriva la realizzazione di opere e magnanimità amministrativa da parte del principe che osservò i Capitoli a suo tempo espressi da Ferrante d’Aragona. Eccone alcuni riportati sul testo “Petilia Policastro” di D. D. Sisca:
1. l’elezione del Sindaco e dei due Eletti, come anche degli altri Rettori, si deve fare come si usa in Cosenza e in Tropea;
2. i paesani possono far legna, pescare e seminare nei territori comuni delle montagne e difese adiacenti, e coltivare vigneto, giardini, ecc. nei terreni che occupano da tempo immemorabile e senza contestazione alcuna;
3. il Mastrodatti, nella casa dove esercita la giustizia, deve tenere pubblica nota di tutti gli atti, civili o criminali;
4. i cittadini, nel periodo dal 1° maggio all’8 settembre, possono far pascere il bestiame, o passare per fare acqua o far legna, nel fondo Rivioti,
5. i mulini si devono fittare separatamente e non per unione fra loro (trust?), sotto pena di due mesi di carcere, ad arbitrio del signor Principe; non si può esigere per ogni macina più di uno scorzo (24^ parte) per tomolo alla curma (fino all’orlo), e lo scorzo sia di ferro e bollato.
I Filomarino manterranno la terra di Rocca Bernarda assieme alle terre di Cotronei e Policastro, il feudo di Rivioti, il feudo di Fungardo, Le Castelle, Cutro, San Giovanni Minagò, con jus di ancoraggio della Calabria Citra ed Ultra, fino al 1800.