LA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE

Sec. XVII

Storia

A parte la cappella di S Demetrio citata dal pratesi già come attiva nel XII secolo, la Chiesa di S. Maria Maggiore col nome di Chiesa di S. Maria La Magna si attesta come la più antica di Policastro, già attiva nel 1418 come compare nel Russo F. (Regesto, 9420), mentre nel 1455 quella di S. Nicola de Plateis (Regesto, 11380) e nel 1468 quella di S. Nicola de Grecis (Reg. Lat. Ff. 136-137v, ASV). Tutte citazioni del Rende.

E’ citata come chiesa di una certa importanza già nel 1721   Sorge infatti sul lato orientale di quella che fu la citta medievale dell’antica Polycastron bizantina.  Tuttora è volgarmente detta  Santa Maranna. Ed ecco quanto ne riporta la Cronaca del Mannarino: “Alla parte poi più suprema, e Boreale principia la chiesa Parrocchiale di Santa Maria la Magna, contradistinta da quella di Santa Maria Piccola, di cui non si sa preciso il luogo, ma ben la credo aggregata a questa medesima, insieme con l’altra sua convicina di Santa Maria dell’Oliva[1], dove io mi ricordo la messa, ed ora, prob dolor,  domus Dei stabulum est (ed ora, che dolore, la casa di Dio è  destinata a stalla). Così parimenti le due restanti Parrocchie suppresse di San Demetrio[1], e di Santa Maria la Nuova”.

Ruolo Sociale

Nel 1687  contava 712 anime (Sisca), quindi non solo si configura come la più vetusta, ma anche quella che doveva contare ab antiquo il maggior numero di parrocchiani. Vi gravitavano infatti le chiese già citate dal Mannarino

E’ un tempio a una navata semplice e timpano a due spioventi. Recenti lavori di manutenzione ed aspetti moderni caratterizzano l’esterno di questo edificio

 Arte

Il portale reca, scritto nel sott’arco: “F.L.F. 1834”. Interno con altare in finto marmo e soffitto con Agnello mistico col vessillo e il libro dipinto a muro. Finestre con sguancio ad unghia. I sedili del coro sono semplici con qualche concessione allo stile neoclassico.

Le tele nella chiesa di Santa Maria Maggiore sono in numero di quattro.

In una è raffigurata S. Antonio da Padova con un fanciullo inginocchiato, datato 1844 e commissionato da “D. Marianna Berardi”. Il santo ha nelle mani un libro su cui aleggia la fiammella  dello Spirito Santo. E’ colto nell’atto di insegnare ad un discente. Una seconda tela rappresenta la crocefissione , ma è in condizioni precarie. Vi è poi una statua che rappresenta un Cristo redentore in cartapesta. Un sigillo di consacrazione in bronzo reca la data del 1901. Un’acquasantiera ovale in marmo verde è murata a destra. Un elemento interessante è rappresentato da un piccolo portale sagomato ad angoli smussati di gusto tardo barocco in pietra giallo-crema architravato, che dà accesso alla sacrestia a destra della navata.